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L'unica via per i comunisti è la conquista di una strategia e una tattica rivoluzionaria


Discorso del Partito Comunista di Grecia in occasione del seminario del Partito Comunista della Federazione Russa: "Il Movimento Comunista Internazionale oggi e domani" di Mosca, 15-16 dicembre 2012.
 
Il 15 e 16 dicembre 2012, a Mosca, si è svolto un seminario organizzato dal Partito Comunista della Federazione Russa con il titolo: "Il movimento comunista internazionale oggi e domani". Al seminario hanno preso parte: il PC Vietnam, il PC del Brasile, il PC di Grecia, il PC dell'India (marxista), il PC della Cina, il PC di Cuba, il PC del Sud Africa, il PC di Ucraina, il PC portoghese, il PC della Federazione Russa, il PC di Boemia e Moravia.
Il KKE era rappresentato da Elisseos Vagenas, membro del CC e responsabile della Sezione Relazioni Internazionali del CC del KKE, il cui intervento ha evidenziato quanto segue:
 
Discorso del Partito Comunista di Grecia
al seminario del Partito Comunista della Federazione Russa:
"Il Movimento Comunista Internazionale, oggi e domani"
 
Mosca, 15-16 dicembre 2012
 
Cari compagni,
 
Ringraziamo il Partito Comunista della Federazione Russa per l'invito a questa riunione informale dei partiti comunisti sui problemi e le prospettive del movimento comunista internazionale.
 
L'incontro odierno si svolge in condizioni di profonda crisi del capitalismo mondiale che evidenzia i problemi irrisolvibili e i limiti del modo di produzione capitalista. Tuttavia il capitalismo non si autodistruggerà, non cadrà come un "frutto maturo", se il fattore soggettivo, soprattutto il Partito Comunista, il movimento comunista, non saprà sviluppare una strategia rivoluzionaria.
 
Purtroppo, il movimento comunista oggi sta vivendo una profonda crisi ideologica, politica e organizzativa.
 
Il KKE dal 1998 ha realizzato una serie di iniziative per far si che i comunisti potessero riunirsi, scambiare opinioni ed esperienze della loro attività, coordinarsi in merito alle questioni su cui vi è accordo. Quindi, nel 1998 sono iniziati gli Incontri Internazionali di Atene, partecipati da decine di partiti comunisti e oggi stabiliti come un importante evento annuale per il movimento comunista internazionale. Il nostro partito insiste sul fatto che questi incontri debbano continuare ad essere gli incontri dei partiti comunisti, perché sarebbero snaturati nella loro essenza e portati alla dissoluzione qualora venissero indeboliti dalla partecipazione di altre forze "di sinistra" o forze che affermano di essere antimperialiste.
 
Allo stesso tempo, come partito svolgiamo una serie di incontri comunisti regionali e tematici a livello europeo, nei Balcani, nel Mediterraneo Orientale. Partecipiamo attivamente alle iniziative e agli inviti di altri partiti comunisti. Tuttavia, cari compagni, sappiamo bene che il movimento comunista non sarà in grado di superare la crisi in cui si trova solo attraverso queste attività.
 
La questione cruciale è l'acquisizione di una strategia rivoluzionaria e di una tattica che la serva, per far si che si rafforzino le posizioni rivoluzionarie nel movimento comunista e si indeboliscano e scompaiano le posizioni riformiste e opportuniste nel duro conflitto che si sta ingaggiando.
 
La linea della "resistenza e rottura" con il sistema capitalista deve guadagnare terreno contro la linea di "adattamento e integrazione" ad esso.
 
Ovviamente non possiamo entrare nel dettaglio, a causa dei limiti di tempo, su tutte le questioni che hanno a che fare con la situazione del movimento comunista e le prospettive. Tuttavia, vorrei soffermarmi brevemente su alcune posizioni fondamentali per il KKE.
 
Il KKE considera cruciale la posizione rispetto al socialismo realizzato così come le valutazioni sulle cause del suo rovesciamento. Il nostro partito ha difeso il socialismo, anche nelle condizioni più difficili, di fronte al frenetico attacco anticomunista. Ha difeso il contributo dell'URSS nella lotta dei popoli. Ma non si é limitato a questo. Dall'inizio degli anni '90 ha dato la priorità alla ricerca scientifica sulle cause della vittoria della controrivoluzione in URSS e in altri paesi socialisti. Dopo 18 anni di studio siamo giunti alla risoluzione del 18° Congresso, sulle cause del rovesciamento del socialismo, sugli errori commessi in campo economico e politico, nella strategia del movimento comunista internazionale che condussero alla vittoria della controrivoluzione. Il nostro approccio, in estrema sintesi, evidenzia l'abbandono dei principi della costruzione del socialismo con le riforme dei decenni 1950 e 1960 in campo economico, dove si rafforzarono le relazioni mercantili e di conseguenza si crearono le forze sociali interessate a rovesciare il socialismo. Nel campo della politica riteniamo erronee le idee circa lo "Stato di tutto il popolo", e sul piano delle relazioni internazionali riteniamo errata l'idea della "competizione pacifica" tra i due sistemi socio-politici. Il socialismo è stato rovesciato dall'interno e dall'alto, a causa dell'erosione opportunista graduale dei partiti comunisti.
 
Il KKE in questa e in altre elaborazioni continua a basarsi sulla visione globale del marxismo-leninismo, che ritiene del tutto operante, ponendo come prioritario il conflitto con le teorie borghesi e opportuniste e le loro organizzazioni, come fu ad esempio in passato con la corrente chiamata "eurocomunismo" e oggi con il cosiddetto "Partito della Sinistra Europea".
 
Il nostro partito difende il carattere del Partito Comunista, come partito della classe operaia che non lotta solamente per far si che la forza lavoro sia venduta a miglior prezzo, ma anche per il rovesciamento del sistema capitalistico di sfruttamento, lotta quotidianamente per il socialismo che costituisce oggi l'unica soluzione alternativa per i lavoratori.
 
Riteniamo che la necessità e la validità del socialismo non siano indebolite a causa dei cambiamenti controrivoluzionari in URSS e in Europa nel suo complesso, in quanto la necessità non deriva dalla correlazione dei rapporti di forza, che ci è avversa, ma dall'esistenza di condizioni oggettive per la costruzione del socialismo, dalle difficoltà del capitalismo, come l'attuale crisi capitalista mondiale. Una crisi che non si deve semplicemente a una forma di gestione, ad esempio al neoliberismo, come sostengono vari apologeti del sistema capitalistico, ma alla contraddizione fondamentale tra capitale e lavoro.
 
In base al nostro obiettivo strategico, che è il socialismo-comunismo, trattiamo anche la nostra politica di alleanze. Abbiamo respinto come pericolose e dannose le coalizioni di "sinistra" e dei "fronti antifascisti", la cooperazione con la socialdemocrazia, che consideriamo un errore separarla in "sinistra" e "destra". Piuttosto, abbiamo intenzione di raccogliere e concentrare le forze sociali, la classe operaia e gli strati popolari piccolo-borghesi urbani e rurali in una direzione antimonopolista, anticapitalista, lottando su tutti i problemi popolari, in conflitto e rottura con le unioni imperialiste. Questa alleanza popolare nella situazione rivoluzionaria si convertirà in un fronte operaio rivoluzionario, dando alla luce i nuovi organi popolari di potere.
 
Continuiamo a pensare che è attuale la frase del Manifesto del Partito Comunista che: "E' ovvio che il proletariato di ciascun paese deve farla finita, innanzitutto, con la propria borghesia." (1), cioè consideriamo che la lotta a livello nazionale resta il fronte principale. Tuttavia, questa lotta deve essere coordinata a livello regionale e internazionale, perché è una lotta internazionale nella quale vige la parola d'ordine "Proletari di tutti i paesi unitevi!". Il nostro partito rimane fedele all'internazionalismo proletario.
 
Trattiamo l'imperialismo in base alle caratteristiche evidenziate da Lenin. Non identifichiamo l'imperialismo con gli Stati Uniti, perché vi sono anche altre potenze e unioni imperialiste forti, come lo è l'Unione Europea. Riteniamo che ogni paese in cui predominano i rapporti di produzione capitalistici e i monopoli, occupa una posizione nel sistema imperialista come forza economica, politica e militare. Le posizioni che trattano erroneamente l'imperialismo come una politica della classe dominante, come la politica estera e non come una fase di sviluppo del capitalismo legata al dominio del monopolio nella produzione capitalista, alla fusione del capitale industriale e bancario, alle esportazioni di capitali e al carattere economico delle guerre imperialiste (distribuzione e redistribuzione dei mercati) provocano molti danni. Sarebbe un errore grave se il movimento popolare basasse le sue speranze sulle cosiddette potenze emergenti o addirittura le scegliesse come "campo". Per questo, V. Lenin avvertiva che ciò ci porterebbe a una valutazione errata: "si avrebbe che i monopoli nella vita economica sarebbero compatibili con una politica non monopolistica, senza violenza, non annessionista" (2). Il cosiddetto "mondo multipolare", della cosidetta "nuova architettura delle relazioni internazionali" non è il mondo della pace e della sicurezza per i popoli, ma il mondo delle contraddizioni interimperialiste intensificate.
 
Come partito escludiamo la possibilità di partecipare a governi borghesi, anche se si chiamano "di sinistra" o "patriottici", perché dopo aver studiato la storia del nostro partito e del movimento comunista internazionale abbiamo concluso che non vi è alcuna fase intermedia tra capitalismo e socialismo. Nessun potere di transizione. Il potere o sarà nelle mani della classe operaia o nelle mani del capitale. La partecipazione di un partito comunista in un governo di "sinistra" nel quadro del capitalismo sarà dannoso per il movimento popolare. In sostanza, attraverso delle "parole d'ordine di sinistra" si perpetua lo sfruttamento della classe operaia, a sostegno della redditività del capitale.
 
Ci concentriamo sull'organizzazione della lotta della classe operaia nei sindacati, nel movimento operaio e sindacale, che riconoscerà la lotta di classe, entrerà in conflitto con la cosiddetta "pace sociale" e il "dialogo sociale", anelati dal potere borghese e sostenuti dagli opportunisti.
Non cerchiamo nuovi soggetti rivoluzionari, perché consideriamo che non è cambiato il ruolo storico della classe operaia che è il becchino del capitalismo.
Sosteniamo le leggi della rivoluzione e della costruzione socialista e rigettiamo la logica dei "modelli nazionali", che in sostanza rifiutano queste leggi.
 
Cari compagni,
 
Come partito non ci limitiamo solo a sottolineare che esistono valutazioni diametralmente opposte tra i nostri partiti, anche tra coloro che sono qui oggi, sulle questioni dirimenti di cui sopra. Intendiamo elaborare congiuntamente sulle questioni teoriche attuali, in particolare con i partiti comunisti con i quali vi è una convergenza significativa di opinioni. Ma siamo anche pronti a sviluppare un'azione comune con altri partiti comunisti su questioni inerenti l'attività antimperialista, ove è possibile essere d'accordo a livello bilaterale, regionale e multilaterale. Consideriamo necessario il fronte ideologico contro le teorie borghesi e opportuniste, contro l'anticomunismo e l'antisovietismo. Inoltre, riteniamo che sia importante lo sviluppo di azioni contro le potenze imperialiste, come deciso recentemente nel 14° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai a Beirut. E soprattutto oggi contro l'intervento imperialista in Siria e la guerra imperialista contro l'Iran. Noi, come partito, siamo pronti a contribuire in questa direzione.
 
Note:
1) Manifesto del partito comunista, K.Marx-F.Engels, ed. Sinchroni Epochi, p. 34.
2) L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, VI Lenin, Opere Complete, T.27, pag. 390.
 


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