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Dichiarazione dell'Ufficio Politico del CC del KKE


 
Si addensano nubi di guerra
 
Nessun coinvolgimento! Nessuna partecipazione!
 
19/09/2012
 
1. La crisi capitalistica, le difficoltà nella sua gestione nell'Unione europea, in particolare nella zona euro e negli Stati Uniti, le sue conseguenze anche nei paesi che godono ancora di tassi di sviluppo elevati, rafforzano la concorrenza, le contraddizioni e l'aggressività imperialista nel sud-est asiatico, nel Mar Caspio e nell'Asia centrale, in Africa e in America Latina.
 
Gli sviluppi nel Mediterraneo orientale e nella regione sono particolarmente pericolosi. Questo fatto è dimostrato dall'attuazione del piano imperialista che mira all'estensione delle attività dei grandi gruppi di affari degli stati membri dell'Unione Europea e degli Stati Uniti in Medio Oriente, Nord Africa, nel Golfo Persico, nonché nell'acquisizione di vantaggi geostrategici in competizione con Russia, Cina e l'alleanza dei paesi del BRICS che minacciano la supremazia degli Stati Uniti nella piramide imperialista.
 
Questa situazione si combina con la canalizzazione del capitale in conflitti militari come mezzo per controllare la crisi del capitalismo.
 
Gli sviluppi mostrano costantemente e esplicitamente la relazione tra capitalismo-crisi-guerra.
 
2. L'obiettivo principale di ogni potenza imperialista è il controllo e lo sfruttamento delle risorse naturali, del petrolio, dei gas naturali, dell'acqua, degli oleodotti e delle "arterie" di trasporto, in modo che i monopoli aumentino i loro profitti con l'acquisizione di maggiori quote di mercato.
 
Questo è l'obiettivo di fondo delle guerre imperialiste che sono state lanciate dagli Stati Uniti, dalla NATO e dall'Unione europea con la Gran Bretagna e la Francia in prima linea: in Afghanistan nel 2001, in Iraq nel 2003 e recentemente in Libia. Queste guerre sono state organizzate e condotte utilizzando i pretesti della "lotta contro il terrorismo", dell'"assistenza umanitaria" e altre scuse che vengono utilizzate oggi per la preparazione della nuova guerra imperialista contro la Siria e l'Iran.
 
3. Il conflitto armato in Siria, che ha avuto inizio nel marzo 2011, ha causato la morte di migliaia di persone. Costantemente emergono nuovi elementi e sviluppi, collegati all'ingerenza straniera negli affari interni della Siria e al conflitto delle potenze imperialiste regionali e internazionali sotto le condizioni di crisi globale del capitalismo.
 
Dopo i tre veti nei mesi scorsi di Russia e Cina nel Consiglio di Sicurezza, che in questo modo ha impedito la "legittimazione" internazionale all'intervento militare straniero per il rovesciamento del regime di Assad, assistiamo al rafforzamento delle operazioni di armamento e di supporto alle forze armate anti-regime da parte degli Stati Uniti, della NATO, della Lega Araba e della Francia nonché degli "attori regionali" in particolare la Turchia, il Qatar e l'Arabia Saudita.
 
Le proposte di creazione di "no-fly zone", di "zone di protezione dei rifugiati", così come il riconoscimento degli oppositori del governo, fanno parte del piano per preparare l'attacco imperialista.
 
Allo stesso tempo, il fatto che Obama invochi il pericolo che il regime di Assad usi armi di distruzione di massa (chimiche e biologiche), che gli Stati Uniti guardano come una "linea rossa", prepara il terreno per una possibile provocazione e un intervento militare, come nel caso dell'Iraq.
 
Nell'ambito dell'intervento militare programmato, le potenze imperialiste stanno concentrando le forze aeree e navali nel Mediterraneo orientale e nel Golfo Persico.
 
Un fattore fondamentale che ha ostacolato e impedito l'intervento militare degli Stati Uniti, della NATO, dell'UE in Siria fino ad ora, è, in particolare, la posizione della Russia che possiede una base militare nel porto siriano di Tartus, così come la posizione della Cina che sostiene il regime siriano.
 
La posizione di queste potenze è determinata dai grandi interessi economici, militari e politici nella regione del Mediterraneo orientale, nel Golfo Persico e nell'Asia centrale in gioco, se i regimi in Siria e in Iran fossero abbattuti e sostituiti da forze politiche che ostacolassero la cooperazione sino-russa.
 
I sostenitori principali del governo siriano sono l'Iran e Hezbollah. L'Iran, che è consapevole che il cappio sarebbe stretto attorno al paese se il governo Assad fosse è rovesciato, sta già fornendo sostegno politico, economico e militare alla Siria.
 
Il conflitto armato in Siria diffonde il confronto nelle regioni circostanti, come dimostrano gli scontri in Libano e nella Turchia sud-orientale. La situazione è stata aggravata dalle reazioni innescate dal film provocatorio degli Stati Uniti, che insulta gli islamici.
 
L'aggressività imperialista contro l'Iran si è intensificata negli ultimi mesi con l'embargo sulle esportazioni di petrolio e altri interventi volti a rovesciare la sua leadership.
 
Questi interventi e la pressione per ritardare e cancellare il programma nucleare iraniano sono combinati con le minacce e i piani di Israele di bombardare gli impianti nucleari iraniani.
 
Sta diventando sempre più evidente che un cambiamento in Siria, così come un indebolimento di Hezbollah in Libano, faciliterà i piani israeliani per un attacco contro l'Iran, conducendo a una guerra generalizzata nella regione, con conseguenze gravi: perdite umane e distruzioni materiali, nuove ondate di profughi e immigrati.
 
4. Gli eventi iniziati 18 mesi fa in Siria sono radicati nei problemi economici, sociali e politici sperimentati dalla classe operaia e dagli altri strati popolari all'interno del paese. Questi problemi sono stati esacerbati negli ultimi anni, a causa della linea politica di ristrutturazione capitalistica (privatizzazioni, riduzione dei diritti e dei salari), promossa nell'interesse della classe borghese nazionale per migliorare la posizione sul mercato capitalista internazionale.
 
Contemporaneamente c'è stato il tentativo di intervento imperialista negli affari interni della Siria da parte di Stati Uniti, UE, NATO, Israele, Turchia, Qatar e Arabia Saudita. E' diventato evidente che Stati Uniti, Unione europea e Israele, sono interessati alla destabilizzazione e all'indebolimento dei rapporti di forza all'interno del regime borghese siriano, perché la sua leadership è alleata delle forze in Palestina e in Libano e si oppone alle posizioni imperialiste e ai piani per la regione promossi da Stati Uniti, NATO e Israele, che ancora occupa il territorio palestinese, siriano e libanese.
 
L'indebolimento del regime siriano, o il suo rovesciamento, può aumentare l'appetito per il piano imperialista di attaccare l'Iran, ma portare anche a un nuovo smembramento degli stati della regione, per un effetto domino di destabilizzazione, con spargimenti di sangue, nuove guerre e interventi.
 
In conclusione possiamo dire che le celebrazioni delle forze borghesi e opportuniste riguardo la cosiddetta "primavera araba" erano prive di fondamento. Hanno minimizzato o nascosto gli obiettivi imperialisti relativi al piano per un "Nuovo Medio Oriente", nonché l'intento delle classi borghesi di questi paesi di disinnescare e manipolare le reazioni popolari e salvaguardare invece la perpetuazione dei regimi capitalisti. Questa conclusione è confermata tra l'altro dagli sviluppi in Tunisia ed Egitto, il cui ruolo nella regione è accresciuto.
 
In queste condizioni il KKE sottolinea che il processo in corso in Siria è una questione interna del paese. Il nostro partito richiama l'attenzione su un aspetto fondamentale: il rischio della guerra imperialista e di interventi simili nella regione, anche con la partecipazione della Grecia. La nostra opposizione a un possibile intervento imperialista in Siria o contro l'Iran, non significa assumere un atteggiamento acritico verso i regimi borghesi di questi paesi.
 
5. La situazione è complicata per l'acuirsi della concorrenza sui depositi di idrocarburi della ZEE [zona economica esclusiva, la zona adiacente alle acque territoriali] di Cipro, l'esplorazione di idrocarburi nella regione della Grecia, così come il deterioramento delle relazioni tra Israele e Turchia.
 
Israele sta cercando di compensare la rottura delle relazioni con la Turchia attraverso il potenziamento del suo intervento (economico, politico, militare) a Cipro e in Grecia, che durante l'estate hanno ricevuto ripetute visite di funzionari israeliani.
 
6. Il KKE nei suoi appelli alla classe operaia e ai popoli della regione, evidenzia che i loro interessi risiedono nella comune lotta antimperialista e contro i monopoli, per il disimpegno dalle organizzazioni imperialiste, la chiusura delle basi militari straniere e l'eliminazione delle armi nucleari, il rientro a casa delle forze militari dalle missioni imperialiste e l'integrazione di questa lotta in una lotta per il potere. E' su questa base che i popoli possono vivere in pace, in modo creativo e utilizzare a proprio beneficio le risorse naturali che diventeranno di proprietà del popolo per soddisfare i propri bisogni.
 
Bisogna rafforzare la lotta per evitare qualsiasi coinvolgimento, qualsiasi partecipazione del nostro paese nelle guerre imperialiste! Adesso.
 
PB del CC del KKE
 

Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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