Contributo del KKE alla Conferenza di AKEL sulla questione delle armi nucleari
di Nikos Karathanasopoulos, deputato del KKE
06/03/2012
Cari compagni,
Ringraziamo AKEL per l'invito a questa Conferenza, il cui obiettivo è quello di chiarire una questione particolarmente importante nella nostra epoca: la nostra posizione in materia di energia nucleare.
Non possiamo ignorare che il primo uso di questa energia fu a scopo militare, servendo chiaramente obiettivi politici. Ci riferiamo, naturalmente, all'utilizzo da parte degli USA della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, in un momento in cui l'esito della 2° Guerra Mondiale era già scontato. Ma questo crimine dell'imperialismo degli Stati Uniti mirava a intimidire e ricattare politicamente l'Unione Sovietica, uscita vittoriosa dal conflitto con un enorme prestigio internazionale per il suo contributo alla sconfitta del fascismo.
In questo periodo stiamo monitorando le speculazioni sul programma nucleare dell'Iran, un paese nella nostra regione più ampia, da parte degli Stati Uniti, delle altre potenze dominanti nelle unioni imperialiste dell'UE e della NATO, come la Germania e la Francia, e dello stato di Israele. Queste speculazioni sono condotte in modo tale da lasciar presagire la possibilità di operazioni militari e persino di una guerra generalizzata contro l'Iran entro l'estate.
In realtà chi oggi critica e minaccia l'Iran?
- Non sono le stesse potenze che possiedono enormi arsenali di armi convenzionali e nucleari?
- Non sono le stesse potenze che intervengono con ogni modalità, anche militarmente, contro le nazioni, pur di promuovere i loro piani?
- Non sono le stesse potenze che hanno bombardato la Jugoslavia (tra l'altro con bombe all'uranio impoverito), che hanno invaso e occupato l'Afghanistan e l'Iraq? Che hanno riempito il pianeta di basi militari?
- Non sono le stesse potenze che nel corso degli ultimi 20 anni hanno progettato e prodotto nuove "mini" armi nucleari, avventurandosi anche nella militarizzazione dello spazio, attraverso le cosiddette "Guerre Stellari"?
- Non sono le stesse potenze che nel quadro dei piani della NATO hanno imposto le loro armi nucleari in vari siti del mondo, come in Grecia, creando enormi pericoli per i popoli?
- Non sono le stesse potenze che si preparano ad installare in Europa il cosiddetto "scudo anti-missile", in modo che possano attaccare la Russia con armi nucleari senza il timore di rappresaglie nel quadro della competizione interimperialista?
La loro ipocrisia a riguardo del programma nucleare iraniano è sconfinata. La linea politica perseguita dagli Stati Uniti e dagli altri paesi, che possiedono tali armi o le relative tecnologie, è la politica dei "due pesi e delle due misure"! Questo si evince anche dal fatto che alcuni paesi sono considerati '"asse del male", mentre altri, che dispongono anche di armi nucleari, come Israele, sono considerati "un pilastro della sicurezza".
Cari amici e compagni!
E'ovvio che la ragione dell'aggressività imperialista contro l'Iran si trova altrove ed è connessa principalmente alla lotta tra le potenze imperialiste sulle fonti di energia, sulle risorse naturali dell'intera regione (Nord Africa, Mediterraneo orientale, Golfo Persico, Mar Caspio), nonché sulle loro vie di trasporto. E' uno scontro aspro tra i monopoli, sostenuti dagli Stati capitalistici, per conseguire quote più rilevanti di mercato.
La crisi capitalista, che questa volta si è manifestata simultaneamente tra le potenze imperialiste dominanti, porta un cambiamento nell'equilibrio globale delle forze, con l'emergere di nuove potenze imperialiste, come ad esempio Cina, Russia, Brasile, che cercano un più significativo ruolo negli sviluppi internazionali. Le contraddizioni si stanno acutizzando in questo quadro, componendo assi e anti-assi che hanno il carattere di "alleanze" predatorie. Sotto vari pretesti crescono gli interventi imperialisti, così come le guerre locali, mentre nessuno può escludere la possibilità di un conflitto generalizzato in futuro tra le maggiori potenze imperialiste, con l'uso di armi nucleari. Le due precedenti crisi globali, come sappiamo, hanno portato a due guerre mondiali.
A nostro parere gli accordi sulla riduzione delle armi nucleari, ad esempio START-3, sono illusori per il popolo. Il giudizio che questo sia un passo importante verso un mondo libero dall'incubo delle armi nucleari non ha alcun fondamento nella realtà, ed è ingannevole perché:
- Per cominciare, anche se l'accordo specifico venisse osservato, le armi nucleari che restano (1.550 testate per parte) sono sufficienti a far saltare in aria il pianeta, ben più di una volta.
- Nell'accordo non è chiaro se la riduzione di testate nucleari strategiche implica la distruzione oppure lo smontaggio e stoccaggio delle armi nucleari, con la possibilità di un immediato ripristino alla bisogna.
- Non si parla delle armi nucleari tattiche né dei missili lanciati dalla superficie del mare.
- I piani per la militarizzazione dello spazio, promossi principalmente dagli Stati Uniti, non vengono toccati.
- Gli arsenali nucleari di altri paesi della NATO, come la Francia e la Gran Bretagna, non sono presi in considerazione.
- Gli Stati Uniti e la Russia, nonostante la riduzione prevista, non sospenderanno per un solo minuto la ricerca e la fabbricazione di nuove armi nucleari per sostituire i vecchi arsenali con più moderni, più "perfezionati" strumenti di distruzione. L'amministrazione Obama promette di spendere 85 miliardi di dollari per questo scopo nel corso dei prossimi 10 anni, mentre il governo Medvedev-Putin sta progettando di spendere 23 miliardi di rubli sul programma di difesa, che tra l'altro prevede un rinnovamento del 90% degli armamenti nucleari strategici.
Ecco perché in queste condizioni di aumento degli armamenti, di interventi imperialisti e guerre, il KKE ritiene che nessuna potenza imperialista o organizzazione internazionale abbia la legittimità di formulare decisioni contro i popoli, di intervenire per determinare a chi è e a chi non è consentito di disporre di energia nucleare e per quali scopi. E vediamo che ciò accade oggi nel caso dell'Iran. Le proposte del cosiddetto "gruppo dei 6" (a cui partecipano Stati Uniti, Francia, Germania, Gran Bretagna, Cina e Russia) sulla questione del programma nucleare iraniano, ammonisce questo paese di fermare i suoi tentativi di arricchimento dell'uranio e accettare la creazione di "centri internazionali di arricchimento dell'uranio", (che verranno istituiti dalle "potenze nucleari"), dove l'Iran e gli altri paesi potranno ricorrere per l'arricchimento a scopi pacifici. E' chiaro che l'obiettivo è quello di mantenere in ogni modo possibile il monopolio sulla competenza e l'applicazione della tecnologia nucleare che questi paesi hanno.
Il nostro partito ritiene che l'energia nucleare quando viene usata per scopi pacifici, come qualsiasi altra fonte o forma di energia, presenta vantaggi e svantaggi oggettivi per quanto riguarda la soddisfazione dei bisogni del popolo che ovviamente si modificano nel tempo anche a seguito dello sviluppo della ricerca scientifica. La vera questione politica attiene alle pre-condizioni politiche e sociali in grado di massimizzare gli aspetti positivi e minimizzare le conseguenze e gli effetti negativi, con una visione fermamente volta alla prosperità del popolo. Per rispondere, dobbiamo cominciare dai fatti oggettivi in materia di energia nucleare (vantaggi contro pericoli) sulla base della totalità dei bisogni sociali nello specifico quadro storico-sociale.
Rispetto agli impianti che operano con criteri privati e commerciali e, in generale, nel quadro del modo di produzione capitalistico, qualunque impegno all'osservanza delle norme di sicurezza che possono esistere nel quadro istituzionale di ciascun paese, non implica l'adeguatezza delle norme e la loro rigorosa applicazione. Ci sono innumerevoli esempi, con l'ultimo caso dell'impianto in Giappone, a dimostrazione di varie evidenze: il problema della insufficiente manutenzione, della completa mancanza di mezzi alternativi di raffreddamento, dell'occultamento di problemi evidenti, della stessa insufficienza dei sistemi di sicurezza.
E' possibile che qualcuno a questo punto si opponga alle nostre posizioni, sottolineando che la tragedia di Chernobyl si è verificata in un paese socialista, non capitalista. Anche se non possiamo dilungarci qui sulla questione, sottolineiamo che gli eventi devono essere esaminati nello specifico quadro storico-sociale-economico della cosiddetta "perestroika" e degli ultimi decenni anteriori alla caduta del socialismo, oggetto di studio da parte del nostro Partito.
Il Partito Comunista di Grecia non appoggia ora e nell'immediato futuro, la produzione di energia nucleare in Grecia, perché nelle odierne condizioni socio-politiche il movente del profitto capitalistico, dominante, non consente la salvaguardia e lo sviluppo in favore del popolo rispetto i seguenti fattori:
- In primo luogo, il livello di integrazione di questa fonte di energia nel sistema, privilegiando il pieno utilizzo delle fonti interne: acqua, lignite, fonti geotermiche e altro.
- In secondo luogo, le pre-condizioni tecniche per garantire la massima sicurezza possibile, in relazione all'ubicazione degli impianti, alla dimensione della centrale, all'utilizzo delle tecnologie all'avanguardia.
- In terzo luogo, gli accordi reciprocamente vantaggiosi sul piano internazionale, che includono il trasferimento di tecnologia e know-how.
- Inoltre, nel quadro della liberalizzazione del trasporto di energia, di concorrenza monopolista, di guerre imperialiste, la produzione di energia nucleare, come l'importazione di materiali energetici, tecnologia ed esportazione dei rifiuti, di regola avviene in condizioni sfavorevoli per la salute pubblica, la sicurezza e il consumo. Finché questo sistema socio-economico domina con il profitto al suo centro, questa soluzione specifica crea enormi pericoli per la salute pubblica, la sicurezza dei residenti e la tutela dell'ambiente.
Inoltre, tenendo conto dell'elevato livello di attività sismica in Grecia, aumentano le possibilità di incidenti. Il Partito aveva rilasciato una dichiarazione congiunta con il PC della Turchia su questo problema. I due PC, tenendo conto delle conseguenze distruttive del terremoto in Giappone, hanno assunto una posizione contro la costruzione di una centrale nucleare ad Akkuyu, rilevando che la sua presenza in una regione di attiva sismicità costituirà una minaccia permanente di terrore nucleare per i due popoli.
Cari amici e compagni,
In conclusione al mio intervento, permettetemi di sottolineare la nostra valutazione che il pericolo di una guerra imperialista nucleare, con conseguenze tragiche e incalcolabili per l'umanità, non è stato debellato del tutto, soprattutto se prendiamo in considerazione le rivalità imperialiste e piani nelle regioni come la penisola coreana e nel Golfo Persico. Questi sviluppi sono collegati all'acuirsi delle contraddizioni interimperialiste e la concorrenza tra i centri imperialisti e le potenze capitaliste emergenti che giocano e chiedono un rafforzamento del ruolo regionale e internazionale. L'ipotesi che un "mondo multipolare" o una nuova "architettura" delle relazioni internazionali, scongiurino presumibilmente questi pericoli, nasconde la realtà: che il capitalismo nella sua fase imperialista non può essere "umanizzato", si tratti del passato o del futuro.
Anzi ora possiamo osservare un nuovo inasprimento delle contraddizioni interimperialiste, in quanto è un dato di fatto che in condizioni di aggravamento della crisi, l'imperialismo capitalista diventa più pericoloso e aggressivo. La possibilità di un nuovo scoppio nucleare o addirittura che divampi un incendio generalizzato fa parte di questa competizione implacabile.
Il cosiddetto "mondo multipolare" non assicura la pace e la sicurezza per i popoli, finché non sia risolta la contraddizione tra capitale e lavoro! La lotta contro le armi nucleari è parte integrante della lotta antimperialista, che oggi è organicamente inserita nella lotta per il rovesciamento del capitalismo.
La lotta contro le armi nucleari, la lotta contro la guerra è direttamente collegata alla lotta contro il sistema imperialista nella sua interezza. E' collegata all'opposizione al coinvolgimento dei nostri paesi negli interventi e nelle organizzazioni imperialiste. Si conferma giorno per giorno che il rafforzamento della lotta antimperialista, la lotta per il rovesciamento del sistema di sfruttamento capitalista e la costruzione del socialismo, rappresentano l'unica strada decisiva ed efficace per la pace e il progresso sociale.
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
e-mail:cpg@int.kke.gr