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Il discorso di Jorgos Marinos, membro dell’ Ufficio Politico del Comitato Centrale del KKE, alla chiusura dei lavori dell’incontro di Bruxelles


La lotta per il socialismo deve diventare forza nelle mani della classe operaia


Nel suo discorso Jorgos Marinos, membro dell’Ufficio Politico del CC del KKE ha sottolineato:

“Ringraziamo molto i Partiti Comunisti che hanno corrisposto all’invito dell’KKE per il necessario incontro odierno e invitiamo i compagni a studiare, a valorizzare l’esperienza raccolta, positiva e negativa, per fare un passo avanti: rafforzare l’impegno, far corrispondere la strategia e la tattica alle necessità della lotta di classe, scontrarsi con le difficoltà e dare tutte le nostre forze per organizzare la lotta della classe operaia contro il sistema capitalistico di sfruttamento, al fine di rovesciare le barbarie che i popoli stanno vivendo.

Abbiamo responsabilità storiche e non esiste margine di compromesso con la crisi che il movimento comunista si trova ad affrontare.

Possiamo affrontare la crisi del movimento comunista se ci appoggiamo sui nostri strumenti, sulla teoria Marxista-Leninista, se elaboriamo una strategia rivoluzionaria e apriamo un potente fronte ideologico contro l’opportunismo e la socialdemocrazia che hanno un impatto sul movimento comunista ostacolando la sua attività per l’aggregazione di forze operaie-popolari, per lo sviluppo della lotta di classe, per la lotta per il Socialismo.

E’ evidente che non faremo una conclusione, non possiamo fare una conclusione di un Incontro nel quale ci sono differenti analisi su questioni serie. Quello che faremo sarà di porre alcune riflessioni per un ulteriore dibattito nel periodo venturo.

Il capitalismo sta diventando sempre più pericoloso

E’ necessario guardare la situazione così com’è ed esaminare insistentemente i nostri disaccordi, sulla base della nostra teoria, la Teoria Marxista-Leninistache rimane contemporanea, attuale perché studia le leggi della società in profondità e fornisce risposte dal punto di vista degli interessi della classe operaia. L’esperienza pluridecennale conduce ad una inconfutabile conclusione che è oggettiva e non dipendente dalle cose che dirà o non dirà questo o quell’altro partito politico.

Il capitalismo, nel suo ultimo stadio imperialista diventa continuamente più pericoloso, intensifica lo sfruttamento, partorisce crisi e ingiuste guerre imperialiste. Questo stiamo vivendo anche oggi. Tutte le forme di gestione (del sistema, ndt) sono state provate: liberali, neoliberali, socialdemocratiche. Si son sperimentate miscele di politica economica di centrosinistra e di centrodestra ma lo sfruttamento si intensifica, la disoccupazione si rafforza, non vengono soddisfatte le esigenze popolari contemporanee.

Crisi e guerre stanno scoppiando. L’insistenza sulla posizione che per i problemi dei popoli e per la crisi è responsabile solamente la politica liberista e neoliberista, distorce la realtà, assolve la socialdemocrazia e il sistema capitalista. La crisi scuote il capitalismo. Se il problema fosse consistito in questione di gestione, in politiche errate, in incapacità, allora i capitalisti e i loro rappresentanti avrebbero trovato molte soluzioni.

Il problema è più profondo. La crisi è il risultato dell’inasprimento della contraddizione basilare del capitalismo, della contraddizione tra il carattere sociale della produzione e del lavoro e l’appropriazione capitalista dei risultati di codesto processo. E questo perché i mezzi di produzione sono nelle mani dei capitalisti, perché il sistema si sviluppa con criterio del profitto e nella produzione regna l’anarchia.

Nella produzione si crea il plusvalore, l’accumulazione e la sovraccumulazione del capitale. Qui, in questo sistema centrale appare il cancro e fa metastasi nella sfera della circolazione e in altre parti del corpo.

Dicono alcuni compagni: “Vogliamo eliminare la disoccupazione, vogliamo lavoro per tutti , istruzione reale gratuita, sanità, salari e pensioni dignitose”. Esprimono un desiderio. Ma come si concretizzerà tutto ciò? Permetteteci di dire che anche se aumentano i ritmi dello sviluppo capitalista, la ricchezza che producono i lavoratori si trasformerà nuovamente in guadagni per i capitalisti, così come succede sempre. L’economia greca, l’economia di decine di stati capitalisti si è sviluppata con alti ritmi negli anni precedenti. L’economia della Turchia, dell’India, della Cina, del Brasile si sta sviluppando velocemente. Ma lo sfruttamento, la disoccupazione, la povertà, rimangono. Quelli che fanno profitti sono i monopoli.

La lotta per il socialismo è un dovere

Come usciremo da questo circuito vizioso? Come si supererà tale situazione? Esiste una ed unica via, per quanto difficile sia. Il rovesciamento del capitalismo, la conquista del potere da parte della classe operaia, la socializzazione dei mezzi di produzione concentrati, la pianificazione centrale, ovvero la realizzazione di rapporti di produzione socialisti che darà impulso alle forze produttive e porrà fine allo sfruttamento.

Solamente su questa base si può assicurare il diritto al lavoro per tutti, soddisfare le esigenze contemporanee del popolo. L’edificazione socialista in Unione Sovietica e negli altri paesi socialisti ha dimostrato questo. Tale contributo storico non può essere cancellato perché è stato rovesciato il socialismo dalla controrivoluzione. Ci rendiamo conto che non abbiamo una situazione rivoluzionaria. Ciò non significa che non ci prepariamo con tutte le nostre forze.

Interveniamo su tutti fronti e attraverso una ferma azione ideologica, politica e di massa in modo che la lotta per il potere, la lotta per il socialismo diventino una potente arma nelle mani della classe operaia, degli strati popolari e della gioventù. Questo è il dovere in questo momento. Questo è il percorso che sta seguendo il KKE con la sua lotta e nonostante le difficoltà abbraccia e mobilita migliaia di lavoratori, costruisce le organizzazioni nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro, estende l’azione della Gioventù Comunista (KNE), rafforza il PAME, il movimento di classe. Sono state stabilite le fondamenta per l’alleanza sociale tra classe operaia, i contadini di piccole-medie dimensioni, i lavoratori autonomi della città, i movimenti militanti della gioventù e delle donne . Se affrontiamo il socialismo come un obiettivo di “medio” o “lungo” termine lasciamo, ora, campo d’azione aperto alle forze del capitale per manipolare le forze operaie e popolari con la propria strategia, la strategia di perpetuazione del sistema di sfruttamento.

La preparazione del fattore soggettivo, la presa di coscienza della necessità di risolvere la contraddizione tra capitale e lavoro sono compiti urgenti per i comunisti. Questo obiettivo darà forza alla lotta per i salari, le pensioni, la sanità, il welfare, l’istruzione, le libertà democratiche, il conflitto con la NATO e l’U.E., i diritti di sovranità, questioni che non possono essere distaccate dalla lotta per il socialismo.

Questo obiettivo determina il contenuto delle richieste, degli obiettivi di lotta, la politica delle alleanze per concentrare e preparare le forze operaie e popolari nella lotta per il potere, per l’abolizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che è la ragion d’essere dei Partiti Comunisti.

La teoria Marxista-Leninista è uno strumento insostituibile

Ci sono approcci diversi su alcune questioni di fondo:

Primo, il deficit e il debito sono i risultati della politica dei governi borghesi che concedono esenzioni fiscali e incentivi al grande capitale, lo finanziano e spendono ingenti somme per gli armamenti della NATO e la loro partecipazione ai piani imperialisti. I popoli non hanno nessuna responsabilità, non debbono accettare di pagare, non debbono intrappolarsi nel dilemma “rinegoziazione o no del debito” accettando di pagarlo in poche o più rate. Al contrario sulla base dell’esperienza del debito e del deficit che aumentano nelle condizione della crisi dobbiamo mettere in evidenza la questione cruciale della lotta per cambiamenti radicali.

Secondo, può cambiare il carattere delle banche, il carattere della Banca Centrale Europea? E’ come parlare del cambiamento della natura di sfruttamento del capitale, del capitalismo stesso. E’ utopistico e non ha nulla a che fare con gli interessi dei popoli.

Terzo, si può parlare oggi di colonialismo? Oggettivamente non ne esistono le basi. Certo c’è asimmetria nello sviluppo, certo ci sono rapporti ineguali tra stati e gli stati borghesi hanno la loro storia e le classi borghesi esercitano il loro potere. L’imperialismo è un sistema in cui ogni stato capitalista occupa la sua posizione in base al suo potere economico, politico e militare in una lotta incessante per la promozione degli interessi monopolistici che si esprime attraverso le contraddizioni interimperialiste.

Quarto, abbiamo i nostri strumenti per l’analisi degli sviluppi, abbiamo la teoria Marxista – Leninista e non possiamo prendere in prestito strumenti socialdemocratici come le teorie sulla divisione “Nord-Sud” o il “miliardo d’oro” che offuscano la vera contraddizione di classe tra capitale e lavoro. D’altronde anche le concessioni effettuate dal capitale nei paesi capitalisti sviluppati non annullano l’alto grado di sfruttamento della classe operaia.

Quinto, c’è una grande discussione sulla “sinistra”. Permetteteci di dire che questo concetto non significa nulla distaccato dalla pratica, dalla posizione di ciascun partito di fronte all’imperialismo e ai monopoli. Perché una forza politica che sostiene l’Unione Europea imperialista, che appoggia le guerre imperialiste (per esempio oggi in Libia, come in precedenza in Jugoslavia) non può servire gli interessi del popolo.

Non può servire gli interessi popolari una forza politica che nasconde la contraddizione tra capitale e lavoro, che supporta la proprietà capitalistica sui mezzi di produzione, che inganna i lavoratori circa le cause della crisi e coltiva l’idea che il capitalismo è una via a senso unico. Queste osservazioni riguardano il partito della Sinistra Europea (SE), partiti socialdemocratici e opportunisti, contro i quali è necessario rafforzare la lotta ideologico-politica.

Ci aspetta un gran lavoro

Abbiamo molto lavoro da fare:
  • Dobbiamo rafforzare la lotta contro l’ingiusta guerra imperialista in Libia.
  • Dobbiamo rafforzare l’impegno dei comunisti per intervenire nei sindacati e organizzare la lotta operaia, dobbiamo organizzare un intervento politico ampio per il 1° Maggio. Sosteniamo la Federazione Sindacale Mondiale (FSM) che ha tenuto con successo il suo 16° Congresso ad Atene.
  • Dobbiamo rafforzare il fronte contro l’UE e il “Patto per l’Euro”.
  • Il KKE continuerà a mettere a disposizione le sue forze per il potenziamento del Movimento Comunista su una base rivoluzionaria continuerà a sostenere con decisione la Rivista Comunista Internazionale e preparerà nel modo migliore l’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti che si terrà ad Atene, alla fine dell’anno”.

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Traduzione dal greco a cura del Circolo Comunista di Parma per www.resistenze.org

e-mail:cpg@int.kke.gr
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