Un "Diritto internazionale" a misura degli imperialisti
Discussione al Parlamento greco sull'intervento imperialista in Libia
22/03/2011
Durante la discussione martedì 22 marzo in Parlamento richiesta dal KKE, Aleka Papariga, Segretaria Generale del CC, ha espresso la netta opposizione del Partito Comunista di Grecia all'intervento imperialista in Libia e alla partecipazione della Grecia nella guerra per il petrolio e le altre fonti energetiche.
Da parte del governo del PASOK [centro sinistra], il Primo ministro G. Papandreou ha cercato di difendere l'intervento ammantandolo del "diritto internazionale" capitalista, illustrando in realtà i benefici che la classe borghese nazionale trarrà con il massacro del popolo libico. Il discorso del rappresentante di Nuova Democrazia [centro destra] si è svolto in piena sintonia con il governo. Il presidente del partito nazionalista LAOS, con la vuota retorica antiamericana, in sostanza ha chiesto al governo di negoziare maggiori vantaggi per la plutocrazia nazionale per la partecipazione all'intervento imperialista. Il presidente degli opportunisti di SYRIZA ha preso una posizione contro l'intervento ma ha chiesto che il governo adotti iniziative atte ad assumere un ruolo nella regione in competizione con la Turchia.
Aleka Papariga, ha osservato tra l'altro:
"Papandreou ci ha detto che questa è una guerra conforme ai principi del diritto internazionale. Ora: che cosa è questo diritto internazionale in realtà? Il suo costrutto è alquanto elastico, visto che non lo si invoca per risolvere la questione di Cipro, la questione palestinese e i problemi del Mar Egeo! Perché il diritto internazionale non opera automaticamente per risolvere una serie di questioni oggetto di tutela e risoluzioni dell'ONU e dei trattati internazionali? Di quale diritto internazionale stiamo parlando?
Visto che si parla di diritto, Signor Primo ministro, dovremmo ricordare che il diritto internazionale e il diritto europeo hanno subito modifiche importanti nel corso degli ultimi 20 anni [riferimento agli eventi successivi al crollo del blocco socialista, ndt]. Si tratta di aspetti ovviamente legalizzati ma che i popoli devono denunciare e per cui è necessario creare le condizioni perché siano ignorati. La legge della UE e degli Stati delle Nazioni Unite vuole che a fronte di una mobilitazione popolare in un certo paese che minaccia gli interessi economici degli imprenditori, si apra la possibilità di un intervento estero in quel paese. Da parte dei dispositivi della UE, dell'esercito europeo e perfino della NATO.
Voi rispettate questa legge e la seguite come vangelo, come fa ND quando asserisce che stiamo operando sulla base del diritto internazionale. Noi riteniamo che proprio perché il diritto internazionale è cambiato e legittima le aggressioni esterne, allora diventano legali le esercitazioni dell'esercito svolte in Kilkis per imparare a reprimere le manifestazioni. E' stata approvata una legge in cui si afferma che l'esercito greco può intervenire per disperdere le manifestazioni e spezzare gli scioperi perché sono coinvolti gli interessi economici delle imprese di costruzione, degli armatori e degli industriali. Questa è la vostra legalità. La legge, approvata nel 2004 in occasione dei Giochi Olimpici, naturalmente non si è fermata lì. Ma cosa volete adesso? Che accettiamo tutto?
Considerando tutto ciò in relazione alla Libia, non preoccupatevi di quel che dicono le Nazioni Unite o le varie leggi. In base al diritto internazionale vigente, mutato e deteriorato, tutto è diventato legale. Se basassimo la lotta sulla legittimità delle decisioni, troveremo che la maggior parte dei crimini sono assolutamente legali. Ad esempio, è legale che venga utilizzata la base di Souda nella guerra contro la Libia. Ricorderete bene che il PASOK stava per liberarsi delle basi ma poi ci fu l'accordo del 1983 che invece ha lasciato le basi. Per voi è legale che le basi USA-NATO siano usate senza consultarci.
Ma per noi l'esistenza di queste basi in Grecia non è legale né moralmente, né socialmente, tanto meno se valutato in termini di interessi del popolo. Possiamo invocare la nostra Costituzione, ma la Costituzione ha da tempo una efficacia limitata, data la situazione in Europa, le decisioni europee e internazionali. Né le Nazioni Unite (il Consiglio di sicurezza dell'ONU o anche l'Assemblea generale) possono in questo momento fornire legittimità in accordo con gli interessi del popolo. Questo è il rapporto di forze che si deve cambiare.
Perché una guerra in Libia? Adesso avete scoperto la dittatura di Gheddafi? Del vostro amico? Quando avete scoperto che non è democratico? Gheddafi non è mai stato un nostro amico, non abbiamo mai avuto rapporti con lui, ma dobbiamo chiarire che in qualche misura vi sono state sollevazioni popolari in Egitto e in Tunisia, e non da adesso. In Egitto ci sono stati scioperi continui e insurrezioni locali dal 2007 e 2008 in poi. Sviluppi analoghi si sono avuti in Tunisia. In Libia, purtroppo, non c'è stata alcuna rivolta popolare. Ci piacerebbe ci fosse stata. Non ricorrete a questo per giustificare l'ingerenza e gli interventi!
Voi dite che abbiamo vantaggi da utilizzare. ND ha detto la stessa cosa. Quali sono questi vantaggi? Che la Grecia è in realtà un territorio per le basi di Souda, Andravida, Araxos, Aktio, per lo spazio aereo, per il transito di forze militari. Questo è ciò che affermate per ottenere qualche ritorno per il capitale. E' questa la Grecia contro cui lottiamo. Cosa c'entra il patriottismo?
La stragrande maggioranza della gente è contro la partecipazione del nostro paese nella guerra imperialista, e in generale è contro l'intervento in Libia. Da un sondaggio del 21 marzo su un campione di 1000 persone, rileviamo che il 76% ha dichiarato con enfasi che è contrario alla partecipazione della Grecia nelle operazioni militari, mentre solo il 21% si dimostra favorevole. Inoltre il 56,8% degli interventisti considera la decisione dell'intervento di forze aeree sbagliato e solo il 31,8% lo ritiene corretto.
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Circolo Comunista di Parma e del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
e-mail:cpg@int.kke.gr