L'anticomunismo in Europa non passerà!
17/12/2010
Il KKE ha prontamente reagito all'iniziativa anticomunista dei ministri degli esteri dei sei paesi dell'UE (Lettonia, Lituania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania) volta a sollecitare la Commissione europea a formare una "posizione comune" in relazione ai supposti "crimini del comunismo". "L'apologia, la negazione e minimizzazione dei crimini del totalitarismo" diventerebbero oggetto di persecuzione legale estendendo l'inaccettabile equiparazione di nazismo e socialismo.
Nella sua dichiarazione il Dipartimento Relazioni Internazionali del Comitato Centrale del KKE denuncia il crescente assalto anticomunista. Nella dichiarazione rileva in particolare che "Il Partito Comunista di Grecia condanna nel modo più categorico l'iniziativa dei ministri degli esteri della Bulgaria, Lettonia, Lituania, Ungheria, Romania e Repubblica Ceca che chiedono all'Unione europea di istigare alla persecuzione legale coloro che all'interno dell'Unione europea non riconoscono i presunti crimini del comunismo.
"Questa azione è parte della campagna per infangare la storia della costruzione del socialismo, di distorcere la storia della Seconda Guerra Mondiale, attraverso l'inaccettabile equiparazione del comunismo con il fascismo.
"E' rivolta contro i partiti comunisti, che nella crisi mondiale del capitalismo, si trovano all'avanguardia della classe operaia che lotta perché non siano i lavoratori a sopportare il peso della crisi del sistema e per creare le condizioni per il rovesciamento del sistema di sfruttamento.
"Attraverso questo atto si intendono generalizzare i divieti anticomunisti già vigenti in alcuni paesi dell'Unione. Tali atti rivelano tra l'altro, la falsità e l'ipocrisia della democrazia borghese. La messa al bando delle attività dei Partiti e dei simboli comunisti nei paesi dell'Unione europea e gli sforzi per una progressiva diffusione di tali divieti all'interno dell'UE, dimostrano che le classi borghesi e i loro governi temono un nuovo contrattacco rivoluzionario del movimento del lavoro e popolare, perché conoscono a fondo la portata e la natura insanabile delle contraddizioni del capitalismo, e che il futuro appartiene a una società senza sfruttamento dell'uomo sull'uomo, al socialismo-comunismo.
Le richieste KKE:
- Che siano revocate tutte le restrizioni al funzionamento dei Partiti comunisti e le organizzazioni della gioventù comunista in Europa dell'Est e nei Paesi Baltici;
- Che venga immediatamente posto termine alla promozione dei divieti sui simboli comunisti, delle leggi anticomuniste e della persecuzione contro i comunisti;
- Che siano ritirate tutte le disposizioni legislative contro chi non aderisce all'inaccettabile equiparazione del comunismo con il fascismo e la distorsione della storia della seconda guerra mondiale.
L'anticomunismo avrà un esito negativo. Lo sviluppo sociale non si può fermare e la sua forza motrice è la lotta di classe. È nostra intenzione potenziare la lotta per il rovesciamento del capitalismo.
Dipartimento internazionale del CC del KKE
Il 17/12 il KKE ha inviato delegazioni di protesta alle ambasciate dei 6 paesi dell'Unione europea (Lettonia, Lituania, Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Romania), per denunciare l'intensificarsi dell'assalto anticomunista e consegnare una petizione di protesta ai governi dei sei paesi.
Elissaios Vagenas, membro del CC del KKE e responsabile del Dipartimento Relazioni Estere e Kostas Papadakis, membro del CC del KKE e del Dipartimento Relazioni Estere, hanno visitato le ambasciate di Lituania e Lettonia.
Giorgios Toussas, membro del CC del KKE ed eurodeputato, in qualità di capo delegazione del KKE ha visitato le ambasciate di Bulgaria e Repubblica Ceca.
Babis Angourakis, membro del CC del KKE ed eurodeputato, in qualità di capo delegazione del KKE ha visitato le ambasciate di Romania e Ungheria.
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
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