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15 dicembre: Imponente mobilitazione per lo sciopero


16/12/2010

Il 15 dicembre si è svolto il 14° sciopero generale nel giro di un anno (dal 17/12/2009) contro le barbariche misure antipopolari varate dal governo socialdemocratico con il sostegno della UE e del FMI.

La mobilitazione per lo sciopero di 24 ore, indetta dal Fronte Militante di tutti i lavoratori (PAME), ha coinvolto ogni sfera della vita economica e sociale del paese: la produzione si è fermata nelle fabbriche, i mezzi di trasporto pubblico non si sono mossi, gli aeroporti e i porti hanno cessato di funzionare, le scuole e università sono rimaste chiuse, gli ospedali hanno servito solo l'emergenza.

Migliaia di comunisti, membri del KKE e KNE [Partito Comunista di Grecia e la sua Organizzazione Giovanile], insieme ad altri militanti, presidiavano i picchetti dalla prime luci dell'alba del 15 dicembre difendendo lo sciopero davanti ai cancelli delle fabbriche, sulle rampe delle navi e in ogni luogo di lavoro dove fosse necessario.

Il PAME ha organizzato manifestazioni in 63 città, a cui gli scioperanti hanno aderito in massa dando così dimostrazione che i lavoratori sempre di più girano le spalle ai dirigenti compromessi delle federazioni sindacali del settore pubblico e del settore privato (GSEE e ADEDY), coloro che hanno partecipato al dialogo sociale per decidere, apertamente o in segreto, queste misure draconiane contro i lavoratori.

I lavoratori autonomi, i piccoli e medi agricoltori hanno dimostrato insieme agli operai e agli impiegati, mentre ovunque era evidente la massiccia partecipazione dei giovani (studenti e lavoratori).

Alla vigilia dello sciopero nazionale

Va notato che alla vigilia dello sciopero la maggioranza al governo ha approvato una legge in Parlamento che abolisce la contrattazione collettiva, taglia le retribuzioni, aumenta le imposte indirette per gli strati popolari e riduce la tassazione del grande capitale. In particolare la normativa prevede:
  • La riduzione complessiva degli stipendi (dal 10 al 25%) per i lavoratori nelle ex aziende di pubblica utilità;
  • Abolizione della contrattazione collettiva di settore nel privato e la loro sostituzione con "accordi speciali a livello aziendale", senza limitazione alcuna e con tagli dei salari fino al 30 e il 40%;
  • Viene data ai padroni la più ampia discrezionalità nei licenziamenti, nelle forme dei rapporti di lavoro flessibili (a tempo parziale, a rotazione, a intermittenza), nelle turnazioni, ferie, congedi.
  • La riduzione dello straordinario del 10%
  • Il periodo di prova di un nuovo impiegato viene aumentata da 2 mesi a 12 mesi, in modo che i datori di lavoro possano procurarsi manodopera "usa e getta" a basso costo;
  • Il preavviso del licenziamento è ridotto a un mese;
  • Notevoli agevolazioni fiscali per il capitale.

Il KKE ha combattuto in Parlamento contro questa legge antipopolare, mentre i comunisti e i sindacati di classe riuniti nel PAME hanno svolto un ruolo di primo piano negli scioperi in una serie di settori in agitazione dall'inizio della settimana.

Martedì scorso 14/12 si è tenuto un incontro tra la Segretaria Generale del KKE Aleka Papariga con il Primo ministro G. Papandreou, su richiesta di quest'ultimo. "Siamo indisponibili a qualsiasi accordo. Riteniamo che la guerra vera cominci adesso". Questa è la posizione chiara e non negoziabile del KKE in relazione alle politiche del governo e dei suoi alleati, e anche in relazione ai tentativi di alimentare un clima di consenso sulla spogliazione del popolo. La GS del CC del Partito ha ribadito tali dichiarazioni subito dopo la riunione che era stata richiesta dal Presidente del Consiglio riguardo ai temi che verranno discussi alla prossima riunione del vertice UE.

Alla manifestazione principale dello sciopero ad Atene

Decine di migliaia di lavoratori e giovani hanno partecipato alla manifestazione di massa organizzata dal PAME in piazza Omonia, nel centro città. Il corteo ha marciato per le vie di Atene, passando dal Parlamento in Piazza della Costituzione.

Tuttavia, i media internazionali, ancora una volta hanno dato risalto agli episodi isolati in cui apparati provocatori hanno fronteggiato la polizia e non alle centinaia di migliaia di lavoratori che hanno manifestato in decine di città greche.

Aleka Papariga, che ha guidato la delegazione del KKE che ha partecipato alla manifestazione di Atene e all'imponente corteo, ha reso le seguenti dichiarazioni ai giornalisti: "Nessun accordo. Nessuna tregua. Altre misure, ufficiali e segrete, sono pianificate fino al 2014".

"O il popolo finirà sul lastrico o il sistema politico, contro cui combattiamo finirà all'angolo e sarà finalmente rovesciato. Non vi è altra scelta. Venti anni fa i lavoratori potevano ottenere alcune vittorie attraverso le loro lotte ma oggi abbiamo bisogno di cambiamento radicale che solo il popolo può portare".

Passaggi chiave dell'intervento principale durante lo sciopero

Il principale relatore, Giorgios Perros, membro della segreteria del PAME, ha salutato a nome del PAME e delle altre organizzazioni di classe contro i monopoli dei contadini (PASY), dei lavoratori autonomi (PASEVE), dei giovani (MAS), delle donne (OGE), le migliaia di operai, giovani, disoccupati, lavoratori dipendenti e autonomi che oggi uniscono i loro pugni, il loro potere, la loro lotta e anche la necessità di rafforzare la lotta contro il nemico comune: il governo, i monopoli, i loro rappresentanti politici, l'Unione europea che uniti attentano alla vita della nostra classe e a quella dei lavoratori autonomi e dei contadini poveri.

E ha aggiunto: "La responsabilità del movimento di classe cresce ogni giorno. Ci aspettano grandi lotte, aspri conflitti con le multinazionali. Ci prepareremo per portarle avanti ...

Nessuno deve chinare il capo e accettare le nuove misure barbariche che condannano noi e i nostri figli alla povertà, alla disoccupazione, all'insicurezza. Nessuno deve credere più alle menzogne e ai ricatti del governo del PASOK e di ND [partiti socialdemocratico e liberale che si sono alternati al governo del paese]. Il nuovo crimine antioperaio che attacca i salari, i diritti del lavoro non ha niente a che fare col deficit e il debito.

Condannano le famiglie operaie alla povertà in modo che i grandi uomini d'affari che ieri hanno fatto fortuna possano ottenere ancora più utili.

Le manifestazioni e lo sciopero di oggi sono particolarmente importanti:
  • sono speciali, non solo per via delle dimensioni e la militanza;
  • non solo perché esprimono il totale rifiuto e la condanna di queste misure draconiane e oppressive del governo, dell'unione degli industriali e della Troika [UE, BCE, FMI]. Le respingiamo e rinviamo al mittente: al governo, al Primo Ministro, ai suoi ministri, ai parlamentari di maggioranza [PASOK, socialdemocratici] ma anche di ND [Nuova Democrazia, partito liberale] e LAOS [estrema destra] con le loro ipocrite lacrime sulle difficoltà dei lavoratori. Questi partiti non attentano solo ai diritti dei lavoratori, ma operano per la salvaguardia e il rafforzamento della dittatura dei monopoli.
  • Le manifestazioni di oggi sono speciali perché questo sciopero può diventare il punto di partenza per sviluppi futuri e cambiamenti nel movimento sindacale.

Vi chiediamo di concordare una linea unitaria di lotta:

1. Dobbiamo resistere in ogni fabbrica e impresa ai contratti a livello aziendale dettati dai padroni
2. Dobbiamo creare in ogni fabbrica e quartiere un movimento di solidarietà;
3. Oggi ci assumiamo la responsabilità perché la lotta sindacale acquisti un carattere di massa.

Vi chiediamo di concordare sulla questione cruciale per il futuro del movimento e delle lotte. Rafforzare il PAME ovunque:
  • per cambiare e ribaltare i rapporti di forza;
  • per coinvolgere tutti.
  • per liberare il movimento sindacale dalla tossicità della concertazione con governo e i padroni.

G. Perros ha quindi sottolineato che:

"E' una menzogna che la drastica riduzione dei salari, già a un livello inaccettabile, lo stritolamento dei nostri diritti in corso siano funzionali a evitare i licenziamenti e per affrontare la disoccupazione. La verità è che la disoccupazione crescerà e i lavoratori saranno licenziati in questo regime di lavoro senza diritti e con salari da fame. La crisi capitalista, la concorrenza capitalistica e il rafforzamento dei monopoli genera una crescita della disoccupazione. Nessuno può aspettarsi l'arrivo di un salvatore.

Il messaggio di disobbedienza e di sfida non è limitato al nostro paese. Ha attraversato l'Europa ed ha contribuito all'organizzazione delle lotte, al contrattacco contro le politiche antipopolari. Nuove forze si liberano dalle grinfie del governo e del sindacalismo concertativo con i padroni, dai partiti della plutocrazia e dalla strada a senso unico della UE.

Si è fatto più chiaro che due mondi stanno partecipando a questo conflitto, con due strategie. Da una parte il mondo dei monopoli e il suo apparato, dall'altro il mondo del lavoro, con i suoi sindacati, il movimento di classe, con la solidarietà, con lo spirito di sacrificio che richiede la lotta di classe.

Non ci facciamo illusioni. Naturalmente la politica antipopolare non è stata abrogata. Abbiamo un grande vantaggio che è molto importante e dobbiamo utilizzare. Si sta formando un fronte di forze più consapevole che mai rispetto quale movimento sia necessario e che tale movimento non possa svilupparsi senza ostacoli. Sono ben comprese la necessità di uno scontro ampio con i padroni e il sindacalismo giallo e la necessità di un cambiamento nell'equilibrio di forze. Come pure la necessità di farla finita con i partiti della plutocrazia e tutti quelli che indorano le politiche dell'UE ...

Non si può nutrire l'illusione che uno sciopero sia sufficiente a rispondere alla distruzione della vita della classe operaia. La lotta è difficile e richiede molto impegno, sacrificio, pazienza, buona preparazione, pianificazione, controllo, attivismo e lavoro di propaganda. Abbiamo bisogno di forze ben preparate e determinate a imporre rotture nei rapporti di forza.

Nessun compromesso o ritirata di fronte alle difficoltà che devono essere affrontate e superate con l'azione.

Non è sufficiente condannare le politiche antipopolari. I risultati delle mobilitazioni e gli scioperi non possono essere giudicate in un giorno. Scioperi e manifestazioni continueranno anche dopo l'emanazione della legge. Costituiscono una fase della preparazione della classe operaia, dei lavoratori autonomi, dei contadini poveri, per un contrattacco su vasta scala.

Esistono oggi le precondizioni oggettive per un'altra forma di organizzazione della nostra società che avrà come carattere fondante la volontà degli operai e degli strati popolari di trasformare la proprietà dei monopoli in proprietà sociale popolare. Energia, telecomunicazioni, trasporti, risorse minerarie, l'industrie manifatturiera, la terra e gli altri strumenti di sviluppo devono diventare di proprietà del popolo.

Queste devono essere sviluppate in modo scientifico, attraverso una pianificazione centrale, tenendo conto delle esigenze delle varie industrie e regioni. Il controllo sociale dei lavoratori salvaguarderà questo percorso di sviluppo e il nostro paese lascerà l'UE e la NATO. Solo allora il popolo vivrà degnamente.

Non un passo indietro. Noi non abbiamo paura della plutocrazia. Abbiamo fiducia nella classe operaia. Siamo certi che la classe operaia marcerà a grandi passi in questa impresa, rafforzerà il movimento di classe si libererà dai parassiti della plutocrazia, dai suoi rappresentanti politici e sindacali.

Cambiamenti radicali sono all'ordine del giorno. Il potere nelle mani del popolo e l'organizzazione dell'economia basata sul criterio della soddisfazione dei bisogni popolari. La violenza dei monopoli deve e può essere sconfitta.


Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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