Seminario sul ruolo dei comunisti nella lotta per l'emancipazione delle donne
Sul ruolo dei comunisti nella lotta per la parità e l'emancipazione delle donne
Bruxelles, 26 marzo 2010
Il 26 marzo a Bruxelles si è tenuto il seminario dei Partiti comunisti e operai sul ruolo dei comunisti nella lotta per la parità e l'emancipazione delle donne, con la partecipazione di 26 partiti da 24 Paesi:Communist Party of Azerbaijan Communist Party of Belarus, Workers' Party of Belgium, New Communist Party of Britain Communist Party of Cuba, AKEL-Cyprus, Communist Party of Bohemia and Moravia, Unified Communist Party of Georgia, Communist Party of Greece, Hungarian Workers' Communist Party, Tudeh Party of Iran, Communist Party of Ireland, Workers’ Party of Ireland, Party of the Communists of Kyrgyzstan, Socialist Party of Latvia, Lebanese Communist Party, New Communist Party of the Netherlands, Portuguese Communist Party, Communist Party of Russian Federation, Communist Workers' Party of Russia - Revolutionary Party of Communists, Communist Party of Slovakia, Communist Party of Peoples of Spain, Communist Party of Sweden, Syrian Communist Party, Party of Labour [EMEP - Turchia], along with Pôle de Renaissance Communiste en France as special guest.
A capo della delegazione del KKE la Segretaria generale del Comitato Centrale del Partito Comunista di Grecia, Aleka Papariga, che ha tenuto il discorso d'apertura del seminario.
Il 100° anniversario dalla promulgazione dell'8 marzo come Giornata internazionale della donna ha offerto ai partecipanti la possibilità di uno scambio di opinioni e valutazioni rispetto al ruolo dei comunisti nella lotta per la parità di genere e l'emancipazione della donna nel corso di un secolo.
Nel contempo il seminario ha offerto l'occasione per delineare la strategia e la tattica che il movimento comunista internazionale deve assumere per contrastare il deterioramento della condizione della donna nella crisi capitalista, come questione speciale ma integrante della vita lavorativa e familiare.
I partecipanti hanno sottolineato come i limiti storici del sistema capitalistico appaiano più distintamente nelle condizioni di crisi. Ciò è evidente in tutte le questioni, anche nella questione di genere. Il sistema capitalista ha fatto alcune concessioni giuridico-istituzionali alle donne, soprattutto nei paesi e nei continenti più sviluppati della piramide imperialista:
è migliorato il loro livello di istruzione, sono stati creati istituti a carattere sociale, in numero comunque limitato, per l'infanzia e la famiglia per il soddisfacimento di un obiettivo principale del capitalismo, vale a dire consentire il maggior sfruttamento possibile del lavoro delle donne, dei giovani e degli immigrati, nonché la loro manipolazione politica e sociale in nome della parità.
I partiti politici borghesi hanno riconosciuto alle donne della borghesia e agli strati superiori il ruolo di deputato, ministro, anche di primo ministro e presidente della repubblica, di soldato e generale con l'obiettivo di dare l'esempio alle donne della classe operaia e ai ceti popolari, per manipolarle.
La discussione ha confermato che tale tendenza non ha trovato applicazione in molti paesi, per esempio in Africa e in Asia dove le donne subiscono forme di oppressione che riflettono l'ineguale sviluppo capitalistico e non tanto le caratteristiche culturali o tradizionali, patriarcato e maschilismo.
Il capitalismo e i governi borghesi sono stati costretti a fare alcune concessioni, contro la loro volontà, sotto la pressione del movimento sindacale, popolare e femminile, emancipato dall'influenza delle poche donne progressiste borghesi. Inoltre, le inedite conquiste delle donne nei paesi socialisti hanno esercitato una forte influenza sul sistema capitalista.
I partecipanti hanno sottolineato il ruolo fondamentale dei comunisti nello sviluppo e nel rafforzamento del movimento organizzato femminile e nella promozione delle donne nel movimento sindacale e popolare.
Quasi tutti gli oratori hanno sottolineato che oggi non sono a rischio solo le attuali condizioni di vita, ma nel futuro immediato si prospetta la minaccia di una forte crescita del divario tra bisogni moderni e loro soddisfazione.
E' stata evidenziata la necessità di attrarre nella lotta di classe organizzata, nel movimento, le più ampie masse popolari, di donne e uomini, e di saldare l'alleanza del movimento operaio, del movimento popolare in generale, con il movimento radicale delle donne, sulla base dei problemi che esacerbano la loro condizione. L'obiettivo prioritario è la lotta contro i monopoli e il loro potere per respingere le misure antipopolari e indurre cambiamenti positivi nei rapporti di forza, per pavimentare la strada della prospettiva socialista.
E' bene ricordare che la lotta delle donne trae origini storiche soprattutto nel movimento comunista e nella teoria del socialismo scientifico. E' anche opportuno trarre conclusioni sulla storia della lotta per l'emancipazione delle donne, e per esempio valorizzare le conquiste storiche delle donne nei paesi socialisti che erano incomparabili all'epoca rispetto a quelle delle donne nelle condizioni di capitalismo.
Fare emergere la questione femminile è parte integrante del nostro lavoro in tutti i settori della classe operaia, dei contadini, dei lavoratori autonomi, nell'istruzione, nella sanità e l'ambiente, ovunque. Chiarire la natura di classe della questione femminile è il modo più appropriato per contrastare i giudizi offensivi di cui le donne, ancora oggi, sono bersaglio, anche se spesso sono giudizi ammantati dalla modernità e dal cosmopolitismo.
E' stato espresso il bisogno di stare dalla parte delle donne, specialmente di quelle che per difficoltà personali e familiari subiscono la pressione più elevata.
E' stata anche espressa la volontà di scambiare esperienze in modo più sistematico tra Partiti comunisti e operai al fine di precisare la nostra strategia sulla questione femminile, per il coordinamento e il rafforzamento del movimento radicale internazionale della donna.
Questo periodo ci consente di mostrare che in generale esistono due modi di sviluppo, due percorsi di internazionalizzazione e di cooperazione internazionale. Il primo è determinato dagli interessi del capitale e dai monopoli, l'altro dalla soddisfazione dei bisogni del popolo. I due percorsi divergono per il potere politico che li caratterizza.
La discussione ha confermato che l'ambito nazionale rimane il campo principale della lotta di classe perché da questo derivano i cambiamenti positivi nelle correlazioni internazionali. Ma è altrettanto importante l'internazionalizzazione della lotta, il coordinamento e l'alto livello di solidarietà di classe.
Quest'anno, in occasione del 100° anniversario della dichiarazione dell'8 marzo come Giornata internazionale delle donne lavoratrici, occorre ribadire il valore della teoria del socialismo scientifico per la liberazione femminile dal doppio sfruttamento di classe e di genere.
Infine, il seminario ha adottato tre dichiarazioni di solidarietà con Cuba socialista, con il popolo palestinese e con le donne dell'Iran.
26/03/10
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
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