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4° giornata di sciopero: le strade inondate dai lavoratori del PAME


Giovedì 11 marzo le strade di 68 città erano dei fiumi in piena: lavoratori, giovani, donne e pensionati hanno manifestato la loro rabbia rispondendo alla mobilitazione

lanciata dal PAME (Fronte Militante di Tutti i Lavoratori - All Workers’ Militant Front). E' stato il 4° sciopero nell'arco di un mese, contrassegnato dalla partecipazione popolare di massa.

Decine di migliaia di persone hanno protestato contro i drastici tagli alla spesa pubblica e la maggiore pressione fiscale voluti dal grande capitale e votate dal governo socialdemocratico del PASOK insieme al nazionalista LAOS con l'appoggio dei liberali di Nuova Democrazia e della Confindustria ellenica.

Le forze di classe hanno dato l'ennesima dura battaglia alle intimidazioni lanciate dai padroni e dai loro partiti. La lotta arricchisce l'esperienza militante dei lavoratori e molte persone, superando l'esitazione, sono scese in sciopero per la prima volta.

Ancora una volta, la mobilitazione attorno al PAME è stata di molto superiore a quella organizzata dai sindacati confederali, GSEE (settore privato) e ADEDY (pubblico impiego). Ancora una volta gli scioperanti hanno voltato le spalle ai sindacati gialli.

La preparazione dello sciopero e la pianificazione delle azioni del prossimo futuro evidenziano la necessità di organizzazione della classe operaia. Diventa chiaro fra gli ampi strati popolari che la l'attacco non sarà respinto in un giorno. Inoltre, e questo è il timore maggiore della plutocrazia, le migliaia di lavoratori agguerriti che si stanno organizzando nelle multiformi mobilitazioni del PAME, costituiscono una base importante non solo per la resistenza della classe operaia, ma anche per il suo contrattacco. Questo perché la lotta a cui si uniscono non è indirizzata semplicemente contro il governo o una sua legge, ma contro lo sviluppo capitalistico che opera a vantaggio delle multinazionali, ossia mira al cuore del problema e non a uno dei suoi aspetti.

Ancora una volta, PAME ha presidiato con picchetti le maggiori fabbriche e impianti che erano paralizzate dall'alba. I porti, gli aeroporti e le stazioni della metropolitana erano bloccati, mentre ad Atene i trasporti hanno funzionato per alcune ore in modo da agevolare la partecipazione dei lavoratori allo sciopero.

Vasilis Petropoulos, della Segreteria esecutiva del PAME, che ha pronunciato l'intervento principale della manifestazione, ha affermato: "Non vi è alcun pericolo nazionale; nessun dovere patrio impone ai lavoratori di sacrificare i loro diritti, vi è solo l'avidità dei capitalisti per il profitto".

Aleka Papariga, Segretaria Generale del CC del KKE ha detto ai mass media: "Non fidatevi delle dichiarazioni del governo. Non fidatevi delle forze padronali. Mentono e intimidiscono i lavoratori; non aspettano altro che i lavoratori cessino la lotta per promuovere misure ancora più aspre. Il peggio deve ancora venire. Pertanto è necessario continuare e intensificare la lotta".

Le manifestazioni sono state imponenti. Quando il corteo è transitato davanti alla sede della Confindustria i lavoratori hanno gettato vernice rossa per simboleggiare come i loro profitti siano grondanti del sangue dei lavoratori. All'inizio di questa settimana il presidente di Confindustria aveva provocatoriamente dichiarato che in Grecia "gli industriali sono gli unici che hanno fatto sacrifici"...

Il percorso della manifestazione è passato dal presidio dei dipendenti in esubero della compagnia aerea privatizzata "Olympic Air", che non avendo ricevuto alcun indennizzo per il loro licenziamento, bloccano la principale arteria di Atene, Via Panepistimiou, da 8 giorni per rivendicare il loro diritto al lavoro.

PAME è stato al loro fianco e li sostiene dal primo momento. Il governo e il capitale hanno chiesto con minacce e intimidazioni di porre fine al presidio, mobilitando anche la magistratura. Alexis Tsipras, capo di SYRIZA [coalizione della sinistra radicale e dei Movimenti e dell'Ecologia] e presidente di SYN [Synaspismos, partito della suddetta coalizione], che fa parte del Partito della Sinistra Europea, ha dichiarato che: "Se 200 persone bloccano Via Panepistimiou, essi stessi devono pur rendersi conto che questo modalità non consentirà loro di aver ragione dei propri diritti". In piena linea con la sua affermazione è stata la deputata di SYRIZA Papadimoulis, che ha detto: "Non sono d'accordo con questa forma di lotta, perché mina la loro stessa rivendicazione". Le loro dichiarazioni mirano a legittimare l'intervento intimidatorio dei pubblici ministeri. I lavoratori in esubero hanno impostato la lotta attorno al concetto che "la legge è ciò che è giusto per i lavoratori", uno slogan che gli opportunisti di SYN, che il Partito della Sinistra Europea, le forze sindacaliste gialle di GSEE e ADEDY, di CSI-ITUC [International Trade Union Confederation] e CES-ETUC [European Trade Union Confederation] non solo non capiscono, ma a cui si oppongono attivamente.

Le mobilitazioni dei lavoratori continueranno in varie forme per rendere esplicito che non verranno fatti sacrifici per i profitti della plutocrazia; lo sciopero dell'11 marzo ha inviato un messaggio chiaro.


Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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