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I monopoli e il loro potere ingenerano la guerra imperialista


 
 
Incontro del 29/11/2012 presso Università Panteion sugli sviluppi nel Mediterraneo orientale e la posizione del KKE
 
30/11/2012
 
Elisseos Vagenas, membro del CC e responsabile della sezione internazionale del CC del KKE, è intervenuto nell'ambito di una conferenza della KNE [Organizzazione giovanile del Partito Comunista di Grecia] presso l'Università Panteion (e rivolta anche agli studenti dei dipartimenti di Relazioni Internazionali e Diritto Internazionale) sul tema degli sviluppi nel Mediterraneo orientale, nella regione e sulla relativa posizione del KKE. Vagenas ha menzionato l'importanza degli sviluppi nella regione, rimarcata dal fatto che 3 Incontri Internazionali dei PC negli ultimi 4 anni si sono svolti in questa area: l'incontro straordinario sulla Palestina (Damasco 2009), il 13° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (Atene, 2011) e il 14° Incontro di quest'anno, concluso pochi giorni fa a Beirut, Libano.
 
E. Vagenas ha illustrato la rilevanza della regione, a causa delle sue fonti energetiche e anche per la sua posizione di "crocevia" nel trasporto di merci e materie prime provenienti dall'Asia centrale, dal Mar Caspio, dal Medio Oriente, sia verso l'Occidente che verso le principali economie asiatiche in rapido sviluppo.
 
Ha commentato i vari pretesti che gli imperialisti utilizzano per promuovere le guerre, concentrandosi sul ruolo della NATO e dell'UE, nonché sugli aspetti dell'intervento in Siria, aggiungendo che "gli sviluppi nel sud-est del Mediterraneo sono profondi, esplosivi e stanno creando una situazione molto pericolosa, con conseguenze enormi per la vita dei lavoratori; questi sviluppi rappresentano inequivocabilmente e in modo ancor più persistente il rapporto tra capitalismo-crisi-guerra". Vagenas ha motivato questa posizione facendo riferimento alle cause della crisi del capitalismo, al ruolo degli stati capitalisti, quali meccanismi per la difesa degli interessi borghesi, all'acuirsi della concorrenza, che, ha detto: "si manifesta per via diplomatica, con estorsioni politiche, guerre commerciali, meccanismi di spionaggio fino ad includere l'uso di mezzi militari, poiché la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi violenti".
 
Ha proseguito evidenziando gli effetti della legge dello sviluppo capitalistico ineguale, che crea cambiamenti nella piramide imperialista, dove sono integrati i vari paesi in base alla loro forza economica, politica e militare e ha sottolineato che "nelle attuali condizioni, osserviamo dei cambiamenti nella forza economica e di conseguenza politica e militare degli stati capitalisti, accompagnati dalla competizione per la redistribuzione dei mercati. Questo è ciò che provoca l'aggressività degli Stati Uniti, della NATO, dell'Unione europea, nonché la posizione delle altre potenze imperialiste".
 
Il responsabile della sezione internazionale ha citato nell'introduzione, nonché nella ricca discussione che è seguita, il ruolo delle Nazioni Unite e del diritto internazionale oggi, che sta diventando sempre più reazionario, perché, ha sottolineato: "è formato solo dagli stati capitalisti e non da un rapporto di forze tra Stati capitalisti e socialisti: niente di peggio per i popoli e per la classe operaia. Dobbiamo tenere in conto questo cambiamento e non lasciarci intrappolare in richieste di democratizzazione delle Nazioni Unite o del diritto internazionale, utilizzate principalmente dalle forze borghesi per consolidare e affermare la loro posizione. Un siffatto approccio inganna scientemente le forze popolari, con l'illusione che possa esistere un mondo di pace senza alterare alle fondamenta la società capitalista".
 
Sono state poste alcune domande sul cosiddetto "mondo multipolare" e sul "rafforzamento della UE", presentati dalle forze opportuniste come presunta "soluzione" per contrastare l'"impero" degli Stati Uniti. Vagenas ha focalizzato l'attenzione sulla visione leninista dell'imperialismo, al cui centro c'è il monopolio capitalista e ha sottolineato che "l'UE, come altre economie emergenti del capitalismo, e altre unioni regionali interstatali che si stanno formando per esempio sul territorio dell'ex URSS o in America Latina, poiché hanno il monopolio capitalista nel DNA, non possono svolgere un ruolo sostanzialmente positivo negli affari globali a favore della classe operaia e degli strati popolari. Il cosiddetto mondo multipolare e la cosiddetta nuova architettura delle relazioni internazionali non è un mondo di pace e di sicurezza per i popoli, ma un mondo di approfondimento delle contraddizioni interimperialiste".
 
Egli ha anche osservato che "sarebbe un grave errore per il movimento popolare, riporre le speranze sulle cosiddette potenze emergenti o sceglierle come 'campo'. Questo perché, come avvertiva Lenin, ciò porterebbe all'errata valutazione che i monopoli nell'economia possano coesistere con un modus operandi in politica non fautore dei monopoli, non violento, non di rapina".
 
Nella discussione sono state affrontate anche alcune domande sulla "primavera araba", sui rapporti tra Israele e Turchia ed Egitto, sulla cooperazione Grecia-Israele, sulla piattaforma continentale e zona economica esclusiva, sui preparativi per nuove guerre. Il dirigente del KKE ha concluso: "Le guerre, che sono la continuazione della politica con altri mezzi violenti, sono inevitabili, fintanto che la società è divisa in classi, in condizione di sfruttamento dell'uomo sull'uomo, fintanto che l'imperialismo prevale. La sostituzione della guerra con la pace non può essere raggiunta senza la sostituzione del capitalismo con il socialismo, perché anche la pace imperialista prepara nuove guerre. Tuttavia, questa valutazione non significa che non intraprendiamo l'azione! Al contrario! Ci rivolgiamo alla classe operaia del paese, ai popoli della nostra regione e sottolineiamo che i loro interessi sono identificati con la comune lotta antimperialista e antimonopolista, per il disimpegno dalle organizzazioni imperialiste, per l'eliminazione delle basi militari straniere e delle armi nucleari, per il ritorno a casa di tutte le forze militari dalle missioni imperialiste. Siamo in solidarietà con il popolo palestinese che sta vivendo la barbarie israeliana e con tutti i popoli che lottano e nutrono l'aspirazione di tracciare il proprio percorso di sviluppo, in modo che il nostro paese sia libero dai piani e dalle guerre imperialiste. "Niente terra, né acqua per gli assassini dei popoli!" è uno slogan che ambiamo diventi realtà. Questa è la lotta quotidiana: una lotta con obiettivi specifici, che stiamo ingaggiando in modo complessivo, e non disgiuntamente dalla lotta per il potere".
 

Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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