Dichiarazione congiunta KKE - PCPE
16/03/2012
Il Partito Comunista di Grecia (KKE) e il Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE) hanno adottato una dichiarazione congiunta a fronte dei complessi sviluppi della crisi capitalistica e della brutale offensiva del capitale contro la classe operaia e gli strati popolari poveri sia in Grecia sia in Spagna come in tutta l'Europa.
Il capitalismo non può risolvere i problemi del popolo
Le cause della crisi, che è crisi propria del modo di produzione capitalistico, una crisi di sovra-accumulazione di capitale, evidenziano i limiti del sistema capitalista e la necessità del suo rovesciamento, nonché l'attualità del socialismo.
Di giorno in giorno si smascherano le forze borghesi e opportuniste, in particolare il "Partito della Sinistra Europea" [SE], che da tempo parla di capitalismo da casinò, di crisi causata dal neo-liberismo, di crisi del sistema finanziario o di crisi del debito. E' lo sviluppo della crisi stessa che smaschera queste forze. Le proposte della Sinistra Europea - riguardo uno "sviluppo capitalistico in favore del popolo" e il ricorso a varie forme di prestito dalla BCE che la classe operaia e gli strati popolari poveri saranno chiamati a pagare - sono confezionate su misura per il grande capitale e i suoi interessi.
Gli stessi eventi rivelano la funzione di quelle forze, borghesi e opportuniste, che hanno accolto e sostenuto l'Unione europea, votando il Trattato di Maastricht e l'EMU [Unione monetaria europea]. Oggi le illusioni su una "architettura filopopolare" della UE e del suo rilancio, favorite e alimentate sistematicamente da quelle forze, sono confutate. La barbarie antioperaia, promossa dalla UE e dai governi borghesi - liberali o socialdemocratici, di centro-destra o di centro-sinistra - serve il capitale per generare profitti strabilianti con la rovina dei lavoratori. Lo stato permanente di barbarie viene attuato attraverso il taglio selvaggio degli stipendi e delle pensioni, con i licenziamenti, con il lavoro non retribuito e il saccheggio dei fondi di previdenza sociale, attraverso un'insopportabile pressione fiscale e con le privatizzazioni. La seria espansione della povertà e il drammatico aumento della disoccupazione rivelano l'aggressività del capitale e il suo obiettivo di svalutare il prezzo della forza-lavoro, per distruggere in modo massiccio le forze produttive e salvaguardare così la redditività del capitale nelle condizioni della crisi.
Per raggiungere tale obiettivo, la competizione interimperialista si acuisce e approfondisce, dimostrando che l'UE non è un'unione di popoli ma era e resta un'unione degli imperialisti, che non può mutare in favore del popolo. L'ansia dimostrata dalla SE e dalle altre forze opportuniste riguardo la salvezza della UE, la propaganda per camuffare la UE, mettono in luce la loro abnegazione nel servire la perpetuazione del capitalismo e lo sfruttamento di classe.
L'UE serve la strategia del capitale per ottenere una forza lavoro più a buon mercato nella competizione con gli altri stati e unioni imperialisti. Questa strategia spiega perché vi è una tendenza generale, non solo in Grecia e Spagna, ma in tutta Europa, ad adottare misure draconiane contro i popoli e accrescere i profitti dei monopoli. La SE si piega a questa strategia, con i suoi Statuti e l'accettazione dei "principi dell'Unione europea", che sono al servizio del capitale. L'UE non è un contrappeso agli Stati Uniti né i popoli devono scegliere tra gli imperialisti, come fanno gli opportunisti e la SE. Oggettivamente la crisi capitalista, il riallineamento delle potenze imperialiste e la loro maggiore concorrenza genera nuovi focolai di guerra e il massacro di intere popolazioni. I popoli devono decisamente rifiutare di versare il loro sangue per gli interessi della classe borghese.
La via d'uscita sta nel rovesciamento del capitalismo e non nella sua gestione
Gli sviluppi evidenziano che non vi può essere alcun ritorno al passato. Sul terreno del dominio dei monopoli e nelle condizioni del libero mercato capitalistico, nessuna espansione della proprietà statale può avere un esito positivo per i popoli. Nessun "polo delle banche statali" o presunte trasformazioni della BCE o supposti "fondi sociali" possono costituire una via d'uscita per la classe operaia e gli strati popolari poveri.
Non può esistere sovranità e democrazia senza il disimpegno di ogni paese dalla UE coniugato al rovesciamento del potere del capitale. Oggi è necessaria l'unità di classe, la ricomposizione del movimento operaio, l'alleanza popolare dei lavoratori e degli strati popolari poveri per lottare per il potere della classe lavoratrice. La formazione di un polo di classe nel movimento operaio è una pre-condizione per il corretto orientamento delle lotte.
La speranza sta nella lotta di classe
Salutiamo le grandi lotte dei lavoratori in Grecia, Spagna e in molti altri paesi, guidate dai comunisti e dalle forze di classe. Tali lotte si moltiplicheranno. In particolare, salutiamo il magnifico sciopero degli operai della Steelworkers in Grecia. Questa lotta, come gli scioperi generali, dimostrano concretamente che la battaglia decisiva non sarà condotta nelle piazze dei "cittadini indignati" o ai tavoli del dialogo sociale a cui siedono i rappresentanti compromessi del CSI/CES [ITUC/ETUC - Confederazione Sindacale Internazionale e Confederazione Europea Sindacale]. La rabbia e l'indignazione per avere una prospettiva devono essere espresse nei luoghi di lavoro, risolte con la lotta di classe, in opposizione alla cosiddetta "coesione sociale" e al dialogo sociale, promossi e sostenuti dal socialdemocratici, dalla SE e dalle confederazioni gialle della CSI e della CES.
Nei nostri paesi l'esistenza e l'attività di un discreto polo di classe è risorsa e patrimonio per la lotta della classe operaia e gli strati popolari. Il Fronte Militante di Tutti i Lavoratori (PAME) in Grecia, così come gli emergenti Comitati per l'Unità dei Lavoratori (CUO) in Spagna, costituiscono un valido supporto perché favoriscono la lotta di classe, disvelano il ruolo delle compromesse leadership del movimento sindacale e organizzano la lotta della classe operaia contro il capitale.
Il KKE e il PCPE rafforzeranno le loro iniziative comuni sia nei loro paesi che nel movimento comunista internazionale, per rinvigorire, nella classe operaia e nei settori popolari, la prospettiva di una strategia rivoluzionaria forgiata nella lotta implacabile di classe per il potere della classe operaia. La Rivista Comunista Internazionale gioca un ruolo particolare e fornisce un contributo speciale a questa causa. Si tratta di un'iniziativa delle riviste teoriche dei partiti comunisti, che mira a rafforzare la direzione marxista-leninista nel movimento comunista internazionale come precondizione necessaria per la riunificazione.
Il socialismo è necessario, opportuno e costituisce l'unica via d'uscita
I borghesi e gli opportunisti che avevano accolto il rovesciamento del socialismo e che avevano parlato di un "periodo di libertà, di prosperità e di pace", sono stati completamente smentiti. Oggi la SE porta una responsabilità particolare per l'isteria anticomunista, accettando il nucleo dell'offensiva della classe borghese, negando e calunniando il socialismo che abbiamo conosciuto, promuovendo il "socialismo del 21° secolo", che non è altro che un capitalismo dal " volto umano ", qualcosa che non può esistere. La nostalgia per il socialismo nei paesi in cui era stato costruito, è in crescita. I popoli che hanno vissuto il socialismo non lo dimenticano. I PC possono trarre conclusioni oggi in merito alle leggi dell'edificazione socialista che sono state violate e gli errori che sono stati commessi. Le nuove rivoluzioni socialiste godono del lascito del socialismo realizzato, la superiorità dell'economia socializzata e pianificata a livello centrale, senza capitalisti e senza sfruttamento, senza crisi e disoccupazione, con il disimpegno dalla NATO e dall'UE, senza incertezze per il futuro, dove la classe operaia sarà al comando e al controllo, prendendo le redini del potere nelle sue mani.
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
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